Le scelte strategiche di Dolomiti Superski – Una sfida per i tempi futuri
Con gli interventi che seguono, presentiamo la visione gestionale e ambientale della più importante realtà economica presente sul territorio: Dolomiti Superski.
Ci siamo chiesti se il mondo protezionista e l’industria dello sci siano pronti ad affrontare le nuove emergenze e intraprendere nelle scelte percorsi di condivisione. Abbiamo posto alcune domande in merito al Presidente di Dolomiti Superski dott. Sandro Lazzari.
Lo sviluppo delle attività sciistiche nel corso degli ultimi decenni ha avuto un deciso impatto sugli ambienti naturali e sul paesaggio. Nel contempo questa attività economica ha garantito un notevole e fruttuoso sviluppo turistico e offerto centinaia di posti di lavoro. Come intendete mantenere l’equilibrio tra le esigenze del rispetto ambientale e le necessità dello sci?
Da ormai alcuni anni lo sviluppo quantitativo di zone sciistiche si è ridotto a pochi e limitati casi. Si sta invece procedendo alla razionalizzazione e al miglioramento qualitativo delle zone esistenti. Si è sviluppata l’attenzione verso una corretta esecuzione di ogni tipo d’intervento sul territorio e sono molto progredite le tecniche, sia di costruzione che di intervento, che vengono applicate. Particolare cura si sta ponendo ora, quando si eseguono opere di realizzazione d’impianti a fune e piste da sci, alla stabilità idrogeologica dei terreni interessati, intervenendo anche sulla prevenzione e sul risanamento del territorio. Questo nell’ottica di protezione dell’ambiente e dell’economia che lo utilizza e che vuole utilizzarlo in maniera duratura e compatibile.
I cambiamenti climatici sono ormai una realtà e nessuno più smentisce questo processo in atto. L’attività sciistica è forse la più esposta alle modifiche delle temperature e delle precipitazioni nelle Alpi e in Dolomiti. Lo sci sopravvivrà a quanto sta avvenendo? Se sì, con quali strategie innovative risponderete?
Certamente nessuno smentisce che sia in atto un processo di cambiamento climatico e di riscaldamento generale. Dove le opinioni divergono fortemente è sui tempi di progressione di questo fenomeno. La nostra attività, certamente tra le più esposte ai rischi climatici, è soprattutto interessata all’indice di affidabilità della neve, sostanzialmente per la determinazione della quota utile, influenzata anche dagli specifici microclimi. Molti degli studi apparsi sull’argomento indicano che l’affidabilità necessaria per la continuazione di questo tipo di attività potrà mantenersi ancora per un periodo temporale che la può giustificare. Naturalmente si dovranno utilizzare al meglio le tecniche d’innevamento programmato e di un razionale utilizzo delle risorse idriche, oltre che studiare attentamente la vocazione e le possibilità delle zone attrezzate. Attenta programmazione e tecniche costruttive e gestionali adatte, riteniamo possano sostenere una attività economica che coinvolge il lavoro di moltissime persone e che non ha finora trovato una valida alternativa.
Ci sono specie d’uccelli inseriti nella lista di massima protezione dell’Unione Europea (Habitat 2000). Tra questi volatili nelle Dolomiti spicca in particolare il Gallo forcello e la Pernice bianca a rischio di estinzione causa le modifiche dell’habitat, ma anche della presenza delle funi delle infrastrutture sciistiche. Nelle Alpi occidentali è consuetudine installare sui nuovi impianti e in situazioni di forte criticità, dispositivi di visualizzazione per volatili, che hanno drasticamente diminuito la mortalità di tutta l’avifauna. Dolomiti Superski intende sperimentare queste nuove attrezzature?
Gli insediamenti faunistici sono generalmente noti e oggetto di specifiche relazioni unite alla documentazione del processo concessorio, con eventuali, se necessarie, prescrizioni di salvaguardia o mitigazione di impatto emesse dalle competenti autorità.
Non ci risulta la consuetudine di installare dispositivi di visualizzazione delle funi per i volatili, mentre si sono registrate richieste da parte di talune organizzazioni per l’istallazione di dispositivi del genere allo scopo di prevenire rischi all’avifauna.
Si sono verificati pochissimi e sporadici casi di volatili rinvenuti morti in prossimità d’impianti, senza dimostrazione che la morte sia stata causata da impatto. Non vi sono neanche i numeri per impostare una statistica. Gli eventuali dispositivi dovrebbero consistere nella posa di un’ulteriore fune dotata di palloncini visibili. Non ci risulta ne siano stati istallati, in quanto sono ritenuti essi stessi potenziali fonti di ulteriori rischi.
Non ci risulta di conseguenza una drastica riduzione della mortalità dei volatili, appunto perché il fenomeno non raggiunge entità misurabili.
La vostra Società è socia sostenitrice di Dolomiti UNESCO. Come affiancate gli obiettivi della Fondazione nella riqualificazione paesaggistica e nel recupero di eventuali situazioni non compatibili con il disegno di tutela ambientale?
Il problema di utilizzare il territorio con una forma di turismo, che viene spesso definita “durevole”, è uno dei problemi più dibattuti. Nel nostro caso siamo di fronte a un’organizzazione turistica complessa e articolata, formatisi progressivamente nel tempo, che ha avuto due fondamentali meriti. Ha permesso alla popolazione locale di rimanere sulla montagna evitandone lo spopolamento e fornendo lavoro e interessi e, nel contempo, appunto perché vi è qualcuno che ne ha l’interesse, ha restituito alla montagna quella cura e quella manutenzione che l’abbandono le avrebbe tolto e, si sa, l’abbandono innesca inesorabilmente il degrado. Il fatto che il riconoscimento UNESCO sia stato attribuito dopo oltre 50 anni di sviluppo turistico è indicativo a questo proposito.
Questo non significa che non ci siano situazioni che, nel disegno di tutela ambientale siano da migliorare, significa che vanno migliorate con una progettualità mirata anche a questo scopo, nell’ambito delle rispettive competenze.
Come detto in precedenza, la volontà di agire su questa linea viene generalmente manifestata e attuata e c’ è anche una normativa e una serie di convenzioni che ne prescrivono l’applicazione.
Certamente è necessario che la normativa e le eventuali limitazioni proposte o imposte, siano volte a conciliare la tutela ambientale e le esigenze d’economia che vi si è instaurata e che è fondamentale per le popolazioni.
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