HomeAmbientePiccola e grande fauna a rischio di scomparsa

Piccola e grande fauna a rischio di scomparsa

Piccola e grande fauna a rischio di scomparsa

L’estinzione è molto più di un decesso. È l’annientamento di un essere vivente.

Abbiamo chiesto a Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia, di illustrarci la situazione.

In uno studio recentemente pubblicato da WWF e dalla ZSL (Zoological Society of London) ha rivelato che il numero di animali selvatici sulla Terra è destinato a scendere di due terzi entro il 2020. Un disastro senza pari. Come possiamo rimediare?

Le sfide che abbiamo davanti per salvare il Pianeta non solo sono urgenti e centrali, ma coinvolgono tutti gli attori economici, sociali, politici e culturali: per questo è necessario un cambiamento straordinario che riguarda tutti e di cui tutti dobbiamo essere protagonisti. Riusciremo a salvare l’ambiente e la biodiversità di questo straordinario Pianeta se capiremo che la natura ha un valore, anche economico. Lo sa bene il WWF Internazionale che ha appena nominato Presidente uno dei più grandi esperti mondiali di green economy, l’economista indiano Pavan Sukhdev. Ogni giorno dalla natura noi prendiamo beni senza i quali non potremmo sopravvivere: acqua, aria, cibo. Questo è il capitale naturale che deve cominciare a entrare da protagonista nelle scelte della politica e dell’economia.

Stanno scomparendo animali che ancor’oggi fanno parte della nostra vita. Purtroppo le cose stanno cambiando a una velocità inimmaginabile. Che cosa stiamo togliendo alle generazioni future?

Stiamo togliendo ai nostri figli il sogno più bello, quello di condividere questo Pianeta con tigri, elefanti, rinoceronti e leopardi delle nevi, balene e capodogli. Un sogno che nessuno ha il diritto di cancellarci.

Ci può indicare alcune delle specie più a rischio d’estinzione nel nostro Pianeta? E perché?

Sono a rischio le grandi specie iconiche, come la tigre, l’elefante africano, il rinoceronte, il leopardo delle nevi, ma anche specie meno conosciute. Le cause sono le stesse: la perdita di habitat, il consumo di suolo e il bracconaggio. Cause dirette che sono amplificate dal cambiamento climatico in atto e dalla crescita demografica, che consuma risorse e toglie spazi naturali. Il bracconaggio sta riducendo al lumicino anche una specie meno conosciuta come il pangolino, braccato per le sue scaglie. Tra il 2000 e il 2015, 1.700 tigri sono state vittime del commercio illegale, a una media di 2 a settimana. Oggi registriamo per fortuna piccoli segnali di ripresa e le tigri da 3.200 individui sono “salite” a circa 3.800 in tutta l’Asia. Un numero comunque davvero esiguo.

Quali in Italia?

In Italia i portabandiera sono storicamente il lupo, l’orso e la lontra, ma anche rapaci come l’aquila del Bonelli e il grifone. Sul lupo i segnali sono positivi, tanto che siamo in una fase dove la sfida è di gestire la convivenza tra il grande carnivoro e le attività umane. Sull’orso la situazione è molto più preoccupante, soprattutto sulla popolazione appenninica (orso bruno marsicano) ridotta a 50-60 individui e davvero a rischio estinzione. Nel Mediterraneo abbiamo sempre meno evidenza della presenza del delfino comune che, a dispetto del nome è sempre più raro, mentre ogni anno migliaia di tartarughe marine Caretta Caretta finiscono vittime degli attrezzi da pesca. È essenziale dare forza e vigore alle aree marine protette e al Santuario Pelagos dei cetacei, e promuovere una pesca sostenibile. Sono minacciate anche molte specie di anfibi come il tritone, la salamandra, il pelobate, e di pesci d’acqua dolce (come lo storione), a causa dello stravolgimento degli habitat fluviali per mano dell’uomo e dalla scomparsa delle aree umide per via dei cambiamenti climatici.

Stiamo assistendo a uno sfruttamento sconsiderato delle risorse ambientali anche dovuta a una politica poco lungimirante attirata dal successo immediato e che non si pone prospettive a lungo termine. Purtroppo ogni ambito sociale dipende da decisioni politiche: come riuscite a gestire questo genere di “vincoli”?

Cercando di influenzare sempre di più e con ogni mezzo a disposizione le decisioni della politica. A volte con successo, come quando siamo riusciti a evitare l’abbattimento “legale” del lupo (ma anche sui referendum acqua e nucleare), a volte no, come con il referendum sulle trivelle. Ma le nostre battaglie continueranno, ad esempio a difesa dei Parchi Nazionali sui quali incombe un negativo progetto di riforma. Se la politica non imparerà a guardare lontano, segheremo il ramo sul quale siamo seduti. Perché questa è l’unica Terra che abbiamo.

Share With: