Vittime del global warming sono soprattutto le masse ghiacciate del Pianeta
Una situazione preoccupante, poiché i ghiacciai sono una riserva d’acqua importantissima per tutti gli organismi viventi.
Risponde Gino Taufer, responsabile del Settore Tecnico, Territorio e Strutture presso l’Ente Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. È operatore glaciologico del CGI dal 2005 e tecnico del CNSAS dal 2003. Dal 1994 segue il monitoraggio dei ghiacciai di Fradusta e Travignolo sulle Pale di San Martino quale operatore glaciologico della SAT.
Anche qui, nelle nostre zone, i dati sono sconcertanti: da monitoraggi effettuati tra 1966 e il 2016 si stima che negli ultimi 50 anni i nostri ghiacciai alpini abbiano subito una riduzione del 40%.
Sono solo numeri e talvolta pare non siano sufficienti a destare il meritato interesse di noi tutti.
Un titolo di pochi giorni fa dichiarava che ci saranno ancora soli 10 anni di vita per il Ghiacciaio della Marmolada, il più importante delle Dolomiti. Direi che, proseguendo al trend attuale, 10 anni siano verosimili per arrivare a un punto di quasi totale scomparsa degli attuali apparati glaciali. Cosa accadrà nel momento della scomparsa si può sintetizzare nei seguenti punti? Perdita di una importante riserva di acqua dolce, sia per utilizzo umano, in agricoltura che per i bacini idroelettrici; perdita di geositi di grande interesse, essendo i ghiacciai veri e propri “archivi” che ci raccontano importanti notizie del passato; perdita di attrattività per i territori e aumento del rischio di crolli e del rischio idrogeologico.
Nonostante anni di caldo intenso d’estate, temperature miti d’inverno e scarse precipitazioni, pare che nelle Dolomiti i fiumi continuino a scorrere senza grandi mutamenti. Come si costruiscono tali riserve d’acqua e quanti anni possono trascorrere perché il problema acqua sia evidente?
Nelle Dolomiti, anche per la particolare composizione chimica della roccia, sono diffusi i sistemi carsici, per cui l’acqua “scompare” in cavità sotterranee che vanno a costituire importanti riserve acquifere. La risposta di queste riserve sotterranee non risulta lineare rispetto alla portata di sorgenti, fiumi e torrenti, e recenti studi hanno dimostrato che i tempi di risposta possono dilatarsi anche di diversi anni; per essere concreti, una siccità attuale può avere una risposta diretta sulla portata di una sorgente dolomitica anche fra 3-5 anni.
Strategie e cooperazione. Che piani sta mettendo in atto la Commissione europea per fare fronte all’evidente problema dei ghiacciai europei? E per quanto concerne le nostre Province? Come cittadini cosa possiamo fare per aiutare i nostri ghiacciai? Quali accortezze possiamo mettere in pratica?
Una parte della politica internazionale è molto sensibile ai cambiamenti climatici in atto e molto saggiamente prospetta scenari per poter anticipare le conseguenze nefaste dei cambi di coltura agricola e forestale che ci saranno, in modo da ammortizzare i nuovi necessari adattamenti. La nostra Provincia ha messo in campo molti studi, ricerche e prospettive di adattamento ma, secondo me, dovrebbe essere maggiormente incisiva sul consumo di suolo, delle acque e delle risorse primarie, non solo nelle enunciazioni del PUP, ma nel concreto. Ognuno di noi, come cittadino, può e deve adottare stili di vita più ecologici, partendo dalle piccole cose, per contenere e abbattere il folle consumismo che ha travolto tutto e tutti. Siamo concreti: spegniamo la luce quando non serve, spostiamoci a piedi quando non è necessario, chiudiamo il rubinetto dell’acqua che troppe docce non fanno altro che male a noi e al Pianeta. Piccoli comportamenti che, se adottati da milioni di cittadini, aiutano non solo i ghiacciai, ma tutto l’ambiente il cui viviamo. Ambiente – non dimentichiamolo – che ci è indispensabile alla vita.