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Gli ecosistemi forestali

Gli ecosistemi forestali

L’intervento di Vanda Bonardo, della presidenza nazionale Comitato Scientifico Legambiente e responsabile nazionale Alpi Legambiente, chiarisce questi aspetti.

Gli ecosistemi forestali sono fondamentali per la conservazione della biodiversità e non solo: nel tempo si sono evoluti e adattati ai cambiamenti meteorologici in atto. Negli ultimi anni, però, vi è stata un’accelerazione del fenomeno che non permette alle specie di mettere in atto, come in passato, strategie di conservazione sufficienti per sopravvivere.

 

Come muterà il panorama forestale?

Stiamo assistendo a uno spostamento di gran parte delle specie vegetali verso altitudini più elevate con il rischio che lo spazio più in alto diventi sempre più stretto. Si prevede un aumento dei parassiti forestali, così come saranno in crescita le specie aliene (emblematiche le palme che stanno crescendo spontaneamente nei nostri boschi pedemontani). Ai cambiamenti climatici si associano anche maggiori fenomeni erosivi, dissesto e desertificazione. Fattori, questi, che impediranno agli ecosistemi di funzionare al meglio. Sempre in conseguenza dei cambiamenti climatici, gli incendi nei prossimi anni costituiranno la peggior piaga dei territori forestali.

A differenza di quanto accade in molti Paesi, nei quali le foreste sono sempre più erose, il patrimonio boschivo delle Alpi è in aumento. Quale ruolo rivestono i boschi alpini nel mitigare gli effetti in corso dovuti ai cambiamenti climatici?

I boschi e le foreste sono fondamentali nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici per la capacità che le piante possiedono di fissare il carbonio atmosferico sia nella parte epigea (fusto e foglie) che al suolo (carbon sink). Svolgono un ruolo strategico, soprattutto nelle fasi precedenti la maturità. La capacità di sequestrare carbonio da parte delle nostre foreste è stata mediamente stimata intorno a 4 tC per ha. Inoltre riducono il rischio di erosione e le conseguenti perdite di fertilità, depurano l’aria, filtrano inquinanti e polveri, migliorano il microclima e lo stabilizzano. Infine, depurano e regimano le risorse idriche.

Ci sono delle specie vegetali alpine che, a causa dei cambiamenti climatici, potrebbero arrivare all’estinzione? Se sì, con che ripercussioni sull’ecosistema circostante?

Torbiere e paludi sono i tipi di habitat più vulnerabili e a rischio scomparsa. Riguardo alle specie vegetali, quelle generaliste con un’alta capacità adattativa sono favorite, mentre le specie specialistiche saranno colpite per lo più negativamente. Ci sono forti rischi di estinzione e perdita di biodiversità, soprattutto per quel che concerne la flora alpina di alta quota. Sono anche previsti cambiamenti nella tipologia delle specie forestali che vivono a quote più elevate con possibili riduzioni di range in quelle poco resistenti alla siccità (faggio, olmo, abete bianco). Nell’insieme si tratta di cambiamenti che, nel loro complesso, influenzeranno notevolmente il funzionamento degli ecosistemi forestali e dei loro servizi, anche dal punto di vista economico.

Legni di risonanza e cambiamenti climatici. Suoni destinati a scomparire. Ce ne parla Fabio Ognibeni, esperto internazionale del legno di risonanza e delle “tavole armoniche” CIRESA. Inventore e costruttore di “Opere Sonore”.

È un dato di fatto che l’abete di risonanza che cresce in Val di Fiemme deve la sua fibra regolare e sottile al microclima stabile creatosi nel sito forestale di alta quota nel lungo periodo di crescita (da 150 a 250 anni) che ha favorito questa caratteristica rara da trovare nelle foreste dell’arco alpino.

Tuttavia gli alberi registrano ed evidenziano gli eventi climatici e i mutamenti del sito in cui vivono negli anelli di crescita e, se queste variazioni del clima saranno tali e da modificare il microclima “di quiete” mantenutosi fino ad oggi nella foresta di Fiemme, fra soli 50 anni il legno di risonanza potrebbe non essere più lo stesso di un tempo. Questo renderebbe irripetibili le sonorità originali degli strumenti musicali più famosi (violini di Amati, Guarneri, Stradivari) ma anche delle migliaia di pianoforti, arpe e violini che produciamo oggi con il nostro pregiato legno.

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