Quanto tempo ci resta secondo Luca Mercalli
Una domanda sorge spontanea: “Se anche fossimo disposti a cambiare, quanto tempo ci resta per rimediare ai danni compiuti? Quali le azioni più urgenti da intraprendere a livello mediatico, politico e da cittadini di questo Pianeta?
Luca Mercalli, climatologo di fama internazionale, dirigente della rivista Nimbus e Presidente della Società meteorologica italiana, risponde all’interrogativo.
Il fatto più grave è che non c’è la percezione della dimensione del problema, che è epocale. Bisogna anche dire che stiamo parlando di argomenti scientificamente complessi, che hanno bisogno di tempo per essere spiegati. Purtroppo viviamo in un’epoca nella quale nessuno ha più tempo e questo è un grave ostacolo. Diventa complesso comunicare che siamo in una fase di cambiamento mai vista prima nella storia dell’umanità, perché la gente non ha tempo né voglia di ascoltarti. Il fatto più grave è che quello che sta avvenendo è sotto i nostri occhi e ogni giorno diventa più percettibile: se non facciamo qualcosa subito, la situazione diventerà irreversibile. L’inquinamento raggiungerà livelli mai percepiti prima con conseguenze disastrose anche per la nostra salute.
A livello mediatico c’è scarsa informazione, e anche quando si fa informazione, non è assorbita con piacere. Se Sanremo la guardano 10 milioni di persone, quando parliamo di questi argomenti magari la gente cambia canale. In sostanza, molti rifiutano il coinvolgimento per non assumersi responsabilità: se non sei consapevole, non sei responsabile.
Arriviamo al politico che avrebbe il potere di cambiare le cose in fretta: applica una legge e obbliga tutti. Questo sarebbe il modo più efficace per raggiungere i risultati. Ma queste scelte sono spesso impopolari oppure vanno contro interessi economici, quindi il politico, anche se informato, è lento nella decisione perché deve mettere in atto mille compromessi. E questa è una situazione di ulteriore blocco. La soluzione è certamente informare di più, poiché cittadini informati sostengono una politica più coraggiosa. Lo comprovano i Paesi nel Nord Europa, gli unici dove si sono fatte delle scelte davvero incisive. Porto ad esempio la Danimarca e la Svezia: il livello di alfabetizzazione dei cittadini è più elevato, quindi vi è una maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente e questo agevola e sostiene le scelte politiche rivolte alla sostenibilità e allo sviluppo energetico alternativo.
Abbiamo anche gli accordi internazionali che dovrebbero servire proprio a mettere tutti i Governi del mondo in condizioni di fare delle scelte omogenee. Purtroppo anche gli accordi internazionali per ora sono dei bei pezzi di carta. Quindi, in sostanza, stiamo perdendo tempo prezioso. Le leggi della natura non aspettano le leggi degli uomini. Noi crediamo di avere un tempo infinito per le nostre decisioni, ma non è così. Dobbiamo assolutamente intervenire e subito!
Attenzione, non possiamo più tornare indietro, ormai in parte i danni ambientali li abbiamo fatti, ma possiamo ridurli. Se non facciamo niente si va a 5° in più a fine secolo, con conseguenze disastrose. Invece se applichiamo l’accordo di Parigi e diminuiamo le emissioni dannose in fretta, quindi entro pochi anni, potremmo mantenere l’aumento di temperatura entro i 2°, il minimo della febbre che ci spetta. Ma è indiscutibile che è meglio avere la febbre con + 2°, anziché + 5°!