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Niente mezzetinte: Roberto De Martin presidente a pieno colore

Niente mezzetinte: Roberto De Martin presidente a pieno colore

Roberto De Martin ha colpito ancora. L’edizione autunnale del Trento Film Festival, svoltasi a Bolzano dal 23 settembre al 1 ottobre, è stata un successo di pubblico e critica. Bisogna essere un uomo speciale. Uno che non soggiace agli schemi unidirezionali che spesso la vita detta. Bene, ci siamo imbattuti in un’altra Grande persona, per la sua disinvolta determinazione e innovazione: ammirevole la visione di un Festival che desse spazio, compiutezza e profondità a nuovi piani di narrazione e concezione della montagna.

Bisogna anche dire che le sue scelte sono state sostenute da uno staff esemplare, nonché dalla direttrice Luana Bisesti pronta a rendere questi cambiamenti fluidi e naturali.

A gennaio terminerà il suo mandato. Non abbiamo ancora idea di chi occuperà l’ambita carica. Sappiamo però che il CAI ha nominato De Martin consigliere per il triennio 2018-2020, e che quindi la sua esperienza sarà di sostegno al nuovo presidente che speriamo di conoscere presto.

È quasi giunto alla fine del suo mandato come Presidente del Trento Film Festival. Considerazioni?

Il Trento Film Festival è un organismo vitale che continua a lievitare non limitandosi a crescere da solo ma contribuendo a far crescere altri organismi vitali che si occupano di film e di montagna in giro per il mondo.

Filmografia della montagna. Su quali percorsi culturali si stanno indirizzando i diversi registi?

Accanto a scenografie sempre più belle e in grado di documentare da vicino le imprese alpinistiche (basti pensare alle piccole telecamere go pro oggi applicabili sui caschi o sugli scarponi) ci sono film molto introspettivi: “Samuel in the clouds” che ha vinto quest’anno la genziana d’oro ne è un bel esempio.

Da quasi cinquant’anni l’alpinismo è stato dato per “morto”, però l’interesse è sempre maggiore, soprattutto tra i giovani. Quali sono a suo avviso le nuove frontiere di quest’affascinante disciplina?

La mia prima relazione da presidente generale dei CAI iniziava con una domanda retorica se l’alpinismo fosse morto e concludeva con tanti esempi di inesausta ed inesauribile capacità di rigenerarsi. Le nuove frontiere sono dettate da tanti film che indicano come la condivisione fra amici sia quasi più importante dell’eroismo solitario.

Ci sono delle novità che ci può anticipare per la prossima edizione del Festival?

È bene chiederlo al nuovo presidente, con cui conto di collaborare visto che il CAI mi ha nominato consigliere per il triennio 2018-2020, perché un organismo vitale deve rinnovarsi e trovare anche motivazioni nuove.

Quale linguaggio parla la montagna e a chi si rivolge?

È un linguaggio sostanzialmente serio come si può appurare leggendo “Le otto montagne”, libro di Cognetti che non a caso ha vinto il premio Strega ed è stato in testa nella top ten dei libri letti per tante settimane.

Come vede il processo di radicamento formativo del valore delle Dolomiti all’interno dei percorsi intrapresi dalla Fondazione Dolomiti UNESCO?

Lo vedo nella direzione che abbiamo realizzato quest’anno su spinta del Festival, che ha fatto sì che in Corea del Sud al loro giovane Film Festival (avevamo parlato in un articolo del Ulju Mountain Film Festival) ci fosse una mostra particolarmente suggestiva e nello stesso tempo scientificamente documentata sulle nostre Dolomiti.

Per chi non conoscesse Roberto De Martin…
Nasce in provincia di Brescia nel 1944.
Nel 1968 consegue a Genova la laurea (con lode) in giurisprudenza. La sua attività professionale si sviluppa come dirigente dell’associazione Industriali in diverse situazioni, a Mantova per 6 anni, poi a Belluno per 8 anni. È stato Direttore di FederlegnoArredo.
In campo sociale ha potuto esprimere la sua passione verso la montagna con incarichi di alto livello, anche internazionali.
È stato rappresentante del CAI nell’Associazione Internazionale delle federazioni Alpinistiche (dal 1987 al 1992). Vicepresidente del Club Arc Alpin (2 milioni di soci) dal 1997, e poi presidente dal 2001 al 2004. Ha ricoperto la carica di Presidente del CAI (Club Alpino Italiano dal 1992 al 1998) e inoltre è vicepresidente del prestigioso Premio Letterario Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”.
Nella sua vita ha ricevuto onorificenze e premi di alto prestigio. Una vita intensa, sia dal punto di vista professionale, sia sociale. La sua vasta cultura, la profonda conoscenza del vivere la montagna e dei personaggi (non solo alpinisti), l’ha portato nel 2011 alla presidenza del Trento Film Festival della Montagna.

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