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Per Andrea Bocelli insieme possiamo vincere

Per Andrea Bocelli insieme possiamo vincere

Il Maestro Andrea Bocelli, cantante e tenore italiano, una delle voci più conosciute al mondo, con umiltà ci avvicina a una grande verità: “insieme” possiamo vincere.

 Da artista e cittadino del mondo, quale contributo si sente di dare a quest’umanità che deve trovare nuovi percorsi di sviluppo e di rapporto con la natura?

Più che un contributo, posso accampare un parere, posso dare un consiglio: io sono nato e cresciuto in campagna e mi sento di caldeggiare con forza una simile scelta. Credo sia importante, quando possibile, per la qualità della nostra vita, fisica e spirituale, vivere a contatto con la natura, immersi nella pace dei boschi e dei prati. È un suggerimento che propongo sovente ai miei figli e che sono lieto di ribadire anche in questa sede.

Parliamo di diritti umani. Sappiamo che ha istituito una Fondazione che si occupa delle persone in difficoltà e soprattutto della povertà, intesa anche come emarginazione sociale.

I cambiamenti climatici accentueranno le problematicità di vita di molti popoli. Assisteremo a grandi esodi: la sete e la fame in tante aree del mondo saranno sempre più palpabili. Come può la nostra società, consapevole e ancora ricca di risorse, operare per diminuire il più possibile questa quantità di sofferenza che è destinata ad aumentare e ad accrescere la diseguaglianza sociale?

Credo siano domande da porre non tanto a un povero cantante di provincia, quale sono, che si sforza di essere pronto alla data della performance, quanto invece ai politici, agli scienziati che studiano simili gravi fenomeni, agli economisti che ne approfondiscono le cause e ne prevedono le conseguenze. Non mi permetto di congetturare prescrizioni risolutive. Posso giusto ricordare, sommessamente, come non esista sogno non realizzabile se si è in tanti a sognarlo, se si uniscono le forze… vale per la filantropia, vale per la vita tout court: “insieme” è la parola magica.

I cambiamenti climatici rischiano di portarci a un impoverimento delle risorse naturali e quindi a una perdita di numerosi suoni della natura. Melodie che contengono una quantità di informazioni utili sull’ecosistema stesso. A sua avviso, la perdita di biofonie e geofonie, in che modo potrebbe incidere nell’arte di creare musica?

Credo che i cambiamenti climatici siano potenzialmente responsabili di tali e tanti guai, al punto che la prospettiva di un impoverimento nell’ispirazione creativa (causato dalla depauperazione dell’ecosistema), possa essere considerato problema paradossalmente marginale, se rapportato alla gravità del resto.

Lei ha collaborato e collabora con i più grandi artisti del mondo. Nel passato molti cantanti/musicisti si sono fatti carico delle emergenze ambientali. Percepisce questa sensibilità anche nelle nuove generazioni?

La percepisco, ma spesso ha il retrogusto di una sensibilità strumentale, di una preoccupazione che si lega a tematiche che provengono più dalle istanze dei politici che dai reali problemi. Questi ultimi sono troppo grandi e complessi per pensare di poterli affrontare da soli. Ripeto, penso che argomenti così rilevanti vadano studiati seriamente. E per farlo è necessario che agiscano figure in possesso di reali, specifiche competenze… Il semplice cittadino, sia pure un artista, sia pure una persona colta, temo non abbia strumenti bastevoli per valutare.

Viviamo in una realtà sotto molti aspetti fragile, eppure in tanto caos, la ‘bellezza’ s’impone. La troviamo in ogni dove, anche nelle situazioni più drammatiche. La domanda: le ‘cose belle’ salveranno il mondo?

È un’asserzione che porta la firma di un uomo ben più importante e più intelligente di me. Però sì, mi piace crederci, lo desidero e in fondo lo condivido: la bellezza salverà il mondo. Anche perché penso che bellezza e bontà vadano sempre per mano. Ciò che è bello è buono e ciò che è buono è anche bello.

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