L’antico clima delle Dolomiti conservato nell’ambra
Secondo la mitologia greca, quando Fetonte figlio del sole venne ucciso, le sue sorelle in lutto divennero pioppi e le loro lacrime caddero sulla terra pietrificandosi in ambra. Conosciuta fin dall’antichità per le sue caratteristiche quasi magiche (intrappola la luce e produce elettricità) questa resina fossile è stata per millenni uno dei materiali più ricercati e preziosi.
L’ambra costituisce anche uno degli oggetti più affascinanti della paleontologia: osservare in trasparenza forme viventi “cristallizzate” all’interno di gocce di resina fossilizzata è quasi toccare con mano la vita del passato.
Qualche anno fa i ricercatori del Museo di Cortina hanno rinvenuto nelle rocce della Val Badia e dei dintorni di Cortina d’Ampezzo migliaia di gocce di ambra vecchie di 225 milioni di anni. I ricercatori del CNR e dell’Università di Padova, studiando quelle minuscole goccioline di resina fossile hanno riconosciuto moscerini, acari, alghe mai visti prima, ma soprattutto moltissimi pollini delle conifere vissute nel Triassico. Lo studio di queste ambre e del loro contenuto ha permesso di formulare un’ipotesi sull’antico clima della Terra.
L’ambra delle Dolomiti si presenta in goccioline di colore giallo rossastro racchiuse in rocce ricche di fossili di invertebrati marini come bivalvi e gasteropodi. Nel Triassico eravamo quindi in prossimità del mare e la resina prodotta dalle conifere doveva cadere nelle acque salate tropicali che allora coprivano, salvo pochi lembi di terra emersa, l’area in cui poi si sarebbero sollevate le Dolomiti. Anche in altre zone del mondo ambre di questo periodo sono state rinvenute in zone con caratteristiche paleoambientali simili e cioè luoghi in origine prossimi al mare.
Questi elementi hanno fatto ipotizzare l’esistenza di un lungo periodo piovoso fino ad oggi sconosciuto che avrebbe interrotto l’aridità del periodo Triassico. Per un periodo di circa un milione di anni e in tutto il nostro pianeta deve essere aumentata notevolmente la piovosità con conseguente diminuzione della salinità del mare. Solo l’abbondanza di precipitazioni avrebbe consentito all’ambra (che altrimenti galleggia nell’acqua salata) di andare a fondo nell’acqua marina divenuta meno densa. In questo modo l’antica resina avrebbe potuto arrivare fino a noi con il suo prezioso patrimonio di informazioni.
Marco Avanzini
Museo delle Scienze di Trento
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foto1: Gocce di ambra delle Dolomiti, vecchie di 225 milioni di anni.