La Miniera del Taubenleck
Un tesoro nascosto nella Gola del Bletterbach
La Gola del Bletterbach è un concentrato di unicità geologiche e paleontologiche di livello internazionale, certificato dall’inserimento in Dolomiti Patrimonio dell’Umanità UNESCO e dal riconoscimento dello status di Geopark. Ma non è tutto: la Gola annovera anche un sito minerario di estimabile valore storico-minerario, ancora poco conosciuto e allo stato attuale non accessibile al pubblico per motivi di sicurezza. Si tratta della Miniera del Taubenleck che si apre a 1460 m di quota lungo il sentiero N.3 che da Redagno-Redein porta sul fondo della gola. I due imbocchi sono evidenziati da un pannello illustrativo del Geopark che fa solo pregustare la magia che vi si respira all’interno: superati i primi metri ingombri di detriti, ci si trova in un ambiente di miniera davvero suggestivo.
Il sito e il lavoro dei Knappen
Il sito è talmente ben conservato da trarre in inganno: sembra sia appena stato abbandonato mentre in realtà è molto antico. Le gallerie presentano una particolare sezione a ogiva e sono davvero anguste, consentendo il passaggio di una persona alla volta. Le pareti di arenaria sono disseminate di scalfitture tra loro parallele, disposte a forma d’arco. Sono i tipici segni di una miniera scavata a mano, utilizzando una semplice mazzetta e uno scalpello immanicato, gli strumenti del faticoso lavoro dei Knappen, i minatori di origine germanica specializzati in arte mineraria. Qua e là si osservano anche degli incavi più larghi e profondi, nei quali erano conficcati dei cunei per favorire il distacco di blocchi più grandi, e dei piccoli ripiani ricavati nella roccia per ospitare le lampade a olio utilizzate per fare luce. Il quadro è di una miniera scavata tra il XV e il XVI secolo, un’ipotesi confermata dai dati di archivio che attestano la sua presenza già nel 1483. È evidente come gli sforzi degli antichi minatori si siano concentrati in corrispondenza di livelli ricchi di tronchi carbonizzati alla base delle Arenarie di Val Gardena, la formazione rocciosa che caratterizza il Bletterbach. Ma non era certo il carbone l’oggetto delle loro ricerche; essi erano interessati al rame contenuto al suo interno. L’indizio della sua presenza sono i tipici aloni di alterazione verdi e azzurri.
Ricerche: la rivelazione di un minerale organico
A queste mineralizzazioni è rivolta anche l’attenzione delle ricerche recenti, come quella promossa dal MUSE in collaborazione con l’Ecomuseo Argentario, finalizzata alla documentazione degli aspetti archeominerari, geologici e mineralogici della Miniera del Taubenleck. Il lavoro è ancora agli inizi, ma ha già portato un risultato molto interessante: il ritrovamento all’interno dei tronchi carbonizzati di un minerale noto finora solamente in un’altra località al mondo, la miniera di ferro di Iron Monarch, nel sud dell’Australia, dove è stato scoperto solo un anno fa. Si tratta di un minerale organico contenente rame, che forma cristalli molto piccoli di un bel colore azzurro. Il nome scelto dagli scopritori è middlebackite, in riferimento alla Middleback Range, la catena montuosa all’interno della quale si trova la località tipo (il luogo dove il minerale è stato scoperto per la prima volta). Il rammarico per un minerale nuovo che avrebbe potuto portare un nome italiano è inevitabile; i minerali finora noti alla scienza sono poco più di 5000, a differenza delle quasi 9 milioni di specie viventi. Ma questo nulla toglie al fatto che una nuova perla di geodiversità si aggiunge a quello straordinario concentrato di ricchezze che è la Gola del Bletterbach.
di Paolo Ferretti
MUSE – Museo delle Scienze di Trento
Foto di copertina: Middlebackite (cristalli azzurri) con malachite su legno carbonizzati. Photo Ivano Rocchetti