Il Mistero dei Giganti di Pietra
Sono molte le cime che in particolari momenti del giorno assumono le sembianze di creature gigantesche. Questo il motivo per cui la tradizione popolare è ricca di storie legate alla passata esistenza di giganti e alle loro imprese. In molte aree delle Alpi essi avrebbero creato grandi cumuli di terra, scagliato a valle imponenti blocchi di roccia, oppure sarebbero stati trasformati in picchi rocciosi da potenti sortilegi.
Sassolungo il malvagio
Si narra che tra Val di Fassa e Val Gardena abitasse una famiglia di giganti buoni. I contadini vendevano loro patate e formaggio che i giganti pagavano con l’oro raccolto nel fiume. Tra tutti uno solo era maligno: il gigante Sassolungo, ladro e bugiardo di prim’ordine. Sassolungo era così veloce e furbo che nemmeno gli altri giganti si erano accorti di quanto fosse cattivo e dispettoso. Dei raccolti rovinati furono incolpati il tasso e la talpa, dell’oro rubato la gazza, del grano asportato i piccoli sorci. E Sassolungo era il primo a gridare: “Morte alla volpe, morte alla faina, morte al falco, al tasso, alla talpa, ai sorci alla gazza! ” Così decisero che volpe, gazza, tasso e faina avrebbero sorvegliato la valle di giorno, mentre falco, talpa e sorci avrebbero vegliato di notte per capire cosa accadeva. Ben presto scoprirono che il colpevole era Sassolungo e lo condannarono a sprofondare nel terreno fino a che non avesse confessato le sue malefatte. Il gigante era così disonesto e cocciuto che nemmeno quando tutto il suo corpo fu sottoterra ammise le sue colpe e di lui rimase solo una mano tesa verso il cielo. Quella mano con le cinque dita aperte, è rimasta pietrificata nelle Dolomiti di Fassa, ed è quella che oggi chiamiamo Cinque dita del Sassolungo.
Grimm l’innamorato
Strettamente connessa alla morfologia del territorio è anche la leggenda del gigante Grimm che abitava sul Passo Oclini tra il Corno Bianco e il Corno Nero. Secondo la storia il gigante rapì la bella figlia di un nobile della Val d’Ega, la portò nella sua reggia sul Corno Bianco e la sposò. Il padre della fanciulla, per riavere la figlia, chiamò in aiuto il celebre eroe Dietrich von Bern (Teodorico di Verona) che in un duello nella Chiusa di Salorno riuscì a sconfiggere il gigante. Grimm, furente si ritirò sulla sua montagna e dalla cima cominciò a lanciare enormi rocce sui cavalieri che lo seguivano. Le pietre erano le fondamenta del Corno Bianco che improvvisamente crollò seppellendo non solo i cavalieri, ma anche il gigante con la sua sposa: il sangue degli uccisi tinse di rosso la valle sottostante. Ancora oggi la gola del Bletterbach risalta contro il bianco della cima: si tratta del contrasto cromatico tra la dolomia bianca della Formazione del Contrin che forma la sommità del Corno Bianco e le sottostanti rosse Arenarie di Val Gardena nelle quali è incisa la forra. Le fondamenta crollate del Corno Bianco sono riconoscibili nei blocchi di frana che dalla cima scendono verso Redagno e verso Aldino.
Haunold il goloso
Haunold era figlio di un capitano romano ucciso dagli Unni ed era diventato gigante dopo aver bevuto a una fonte miracolosa. Quando il conte Baivuaro Tassilo arrivo in Pusteria, una delegazione di contadini lo supplicò di fermare gli Unni il cui capo era un uomo imponente che nessuno voleva affrontare. Tassilo chiese aiuto al gigante Haunold che riuscì a sconfiggere il principe degli Unni sebbene quest’ultimo gli avesse strappato una costola. Come ringraziamento Tassilo fece erigere il duomo di San Candido ma dato che i pilastri scolpiti nella zona di Sesto erano troppo pesanti per essere trasportati fino alla chiesa, chiese di nuovo aiuto al gigante Haunold. In cambio del suo lavoro il gigante pretendeva ogni giorno un vitello, tre stai di fagioli e una botte di vino. Gli abitanti di San Candido non riuscendo a sostenere quell’impegno decisero di ucciderlo ma una volta compiuto il misfatto si pentirono e in suo ricordo appesero la sua costola nel vestibolo della chiesa. Come spesso accade nella leggenda ci sono alcuni elementi veritieri: e vero ad esempio che l’abbazia di San Candido era stata fondata dal conte Tassilo durante la sua attraversata della Val Pusteria e che il materiale per la sua edificazione proviene dalle Dolomiti di Sesto. Più difficile è credere che la grande costola sia stata quella di un gigante. Probabilmente si tratta di una costola di balena arrivata a San Candido nel corso del XVII secolo per merito di un pellegrino provenienti dalla “Terra Santa”. Alcuni ricercatori sono convinti che molte leggende legate ai giganti siano nate anche dal tentativo di dare un significato a ossa strane e gigantesche che di tanto in tanto affioravano dal terreno o che erano donate alle comunità da viaggiatori provenienti da terre lontane. Tra queste spicca quella del gigante Haunold, cui la tradizione attribuisce una grande costola appesa alla collegiata di San Candido.
MARCO AVANZINI – Museo delle Scienze di Trento
EVELYN KUSTATSCHER – Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige