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Seduzione in rosso

Seduzione in rosso

Tra le splendide cime dolomitiche, i boschi di conifere sono particolarmente rigogliosi, grazie anche ai funghi simbionti che aiutano le piante portando loro acqua e sali minerali. Uno di questi funghi, bello e molto noto, è Amanita muscaria.

Lo conoscono anche i bambini perché lo vedono spesso disegnato sui libri di favole. Col suo grande cappello rosso ornato da numerose placche bianche, residui del velo generale che avvolgeva il carpoforo all’inizio dello sviluppo, questo fungo è visibile da lontano e ci attira verso di lui, come per magia. Le lamelle sono bianche come il gambo, slanciato, bulboso alla base, ornato da un bianco anello a gonnellino. I raccoglitori di funghi l’hanno chiamato “segnabrise” perché i prelibati porcini crescono nello stesso ambiente. Gli è stato dato l’epiteto specifico “muscaria” perché in alcune regioni era utilizzato per uccidere le mosche. Si maceravano alcuni pezzi di fungo in una ciotola di latte e pare che le mosche, succhiato un po’ di latte, cadessero nella ciotola, dove morivano. Per questo stesso motivo gli inglesi lo chiamano “fly agaric”. La presenza della tossina “muscarina”, che è stata trovata la prima volta proprio in questa specie ed è responsabile dei sintomi di nausea e vomito, è molto bassa. Le tossine che contiene in misura maggiore sono l’acido ibotenico e il muscimolo, i quali sono allucinogeni e psicoattivi. Fin dai tempi più antichi gli shamani di Siberia usavano questo fungo, chiamato mukhomor, per parlare ai loro dei. Si sconsigliano vivamente il consumo e anche solo l’assaggio di questa specie perché gli effetti sul sistema nervoso possono essere molto pericolosi. Accontentiamoci di ammirare questi straordinari frutti del bosco ricordando che contribuiscono alla crescita delle piante che sono la ricchezza e la bellezza del nostro territorio.

Dino Ballarini

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foto1: Elsa Danzi

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