HomeNaturaChi ha paura del lupo?

Chi ha paura del lupo?

Chi ha paura del lupo?

 

La paura non è così difficile da capire. Dopo tutto, non siamo stati tutti spaventati dal lupo da bambini? Nulla è cambiato da quando Cappuccetto Rosso ha affrontato il lupo cattivo. Ciò che ci spaventa oggi è esattamente la stessa cosa che ci spaventava ieri. Questo complesso di paura è radicato in ogni individuo. (Alfred Hitchcock)

Abbiamo deciso di inserire un servizio in merito alla presenza del lupo nelle nostre valli. Durante la passata stagione estiva si è assistito ad alcuni attacchi del lupo al bestiame in alpeggio. Questi fatti hanno smosso emotivamente l’opinione pubblica e si è iniziato a parlare frequentemente di questo grande carnivoro.

Abbiamo raccolto delle opinioni in merito, ponendo delle domande a Claudio Groff, funzionario provinciale e coordinatore del Settore Grandi carnivori della PAT, a Michele Dallapiccola, Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca, ai due rappresentanti di valle Elena Testor e Giovanni Zanon e infine ai cittadini.

Al fine di rendere completa l’inchiesta, nella parte iniziale, abbiamo creato una scheda descrittiva del canide, estratta dall’opuscolo “Il lupo in Trentino”, distribuito dalla Provincia Autonoma di Trento durante le serate dedicate all’argomento (Moena 27 aprile – Canazei 6 ottobre – Cavalese 17 ottobre).

Desideriamo inoltre evidenziare che il servizio non è pro o contro il lupo. Il nostro obiettivo è di diffondere informazioni in merito al delicato argomento che ci coinvolge, tutti.

Canis lupus

Presenza storica, descrizione delle caratteristiche fisiche, comportamento sociale e in branco, attitudini e curiosità 

Il lupo era un mammifero tra i più diffusi al mondo. Agli inizi del ‘900, causa la contrazione del suo areale dovuta all’attività legata all’allevamento del bestiame e una corrente persecuzione da parte dell’uomo, la specie scompare dalle regioni alpine e in parte anche dal territorio appenninico. Il minimo storico si ha verso gli anni ’70: a quell’epoca si stimarono all’incirca un centinaio di soggetti. Da allora, si assiste a un progressivo aumento favorito dalla protezione legale (dal 1971 in Italia vige la piena tutela del lupo), dall’aumento delle specie preda (ungulati selvatici), e da una minore persecuzione da parte dell’uomo.

Attualmente, la popolazioni italiana dei lupi è distribuita lungo la dorsale appenninica e su parte dell’arco alpino. Nella nostra provincia, dopo 150 anni di assenza, il lupo ricompare. Nel 2008 si trovano i resti di un soggetto deceduto in Val di Fiemme nei pressi del Passo Oclini (a conferma di alcuni avvistamenti avvenuti tra il 2006/2007). Nel 2010 un lupo maschio migra spontaneamente dalle popolazioni delle Alpi occidentali e si stabilisce in alta Val di Non. Un altro soggetto arriva dalla Slovenia nel 2012, al seguito di uno spostamento di ben 1,000 km. Ora questo lupo, insieme alla sua compagna migrata dalle Alpi Occidentali, vive sui monti Lessini, nella zona a confine tra la provincia di Verona e il comune di Ala. Nella primavera del 2013 la coppia si è riprodotta: nasce così il primo branco nelle Alpi Orientali dopo oltre 150 anni.

Dal 2013 a oggi il branco dei Lessini si riproduce regolarmente, così come quello presente sull’Altopiano di Asiago.

Tra il 2016 e la primavera del 2017 è stato possibile accertare le formazioni di un’ulteriore coppia che ha generato un branco: in Alta Val di Fassa. Sono segnalati altri due branchi nei vicini territori di Vicenza (Grappa) e Belluno (Col Visentin) e vi sono altri soggetti singoli in dispersione e pertanto ancora non stabili in alcune zone del Trentino.

La media dei soggetti che costituiscono un branco nel territorio alpino (Piemonte) è di 4-5 animali, mentre la superficie che occupano è un territorio di circa 200 km. 

Altezza al garrese: 60-70 cm

Lunghezza: 110-140 cm

Lunghezza della coda: 30-35 cm

Peso: nella popolazione italiana i pesi medi sono per i maschi di 34 kg e per le femmine di 28 kg.

Distinzione con il cane: coda generalmente più corta e con apice nero, orecchio breve e a base larga, mascherina chiara sul muso, bande scure sulle zampe anteriori, forma della testa larga. Orme simili a quelle del cane.

Alimentazione: il fabbisogno giornaliero è di circa 2/4 kg di cibo al giorno. Cervi, caprioli, camosci, mufloni e cinghiali costituiscono la principale fonte alimentare. In un ambiente alpino raramente si ciba di anche di frutta, lepri, piccoli mammiferi e uccelli. Il lupo si ciba anche di carcasse degli animali rinvenuti morti. Il lupo può anche predare bestiame domestico, se non opportunamente custodito.

    • Velocità massima: 50 km/h.
    • Può percorrere sino a 60 km in una notte.
    • Ottimo nuotatore.
    • Visione notturna eccezionale.
  • Angolo visuale 250° (l’uomo 180°).

 

Le interviste

Abbiamo posto qualche domanda a Claudio Groff, funzionario provinciale e coordinatore del Settore Grandi carnivori della PAT.

Abbiamo assistito ai suoi interventi nei quali ha affermato che nelle valli di Fiemme e Fassa al momento è presente un solo branco situato in alta Val di Fassa. La percezione dei cittadini è diversa: si ha la sensazione che i lupi siano molti di più. Ci può fornire un dato più esatto?

Il monitoraggio in tutte le Alpi, come nel resto dell’Europa, è effettuato contando il numero di branchi familiari presenti in un’area, mentre la presenza dei soggetti singoli è più complessa da monitorare e meno importante.

Quindi, come già affermato durante le serate, è probabilmente presente un singolo animale nelle zona di Fiemme (Paneveggio/Lusia), oltre al nuovo branco dell’alta Val di Fassa/Badia/Livinallongo. Questo è il grado di precisione che abbiamo oggi e che avremmo anche negli anni a venire. Non è possibile essere più precisi di così. Ribadisco, che per avere un’idea della presenza del lupo e per poterlo di conseguenza gestire, è fondamentale sapere quanti branchi ci sono e quali sono i territori occupati. Questo è il dato che cerchiamo, e che comunichiamo.

Il lupo ha una pessima nomea, in parte pare anche fondata. La storia racconta che in passato sono successi dei casi in cui ha attaccato dei pastorelli a custodia del gregge. In India accade tuttora. Il lupo è pericoloso per l’uomo? Se sì, in quale eventuale situazione?

Il lupo è stato pericoloso per l’uomo anche nelle nostre aree, ma in tempi assai lontani (più di 200 anni fa), in un contesto sociale e ambientale completamente diverso da quello d’oggi. Le cronache di allora raccontano che ci sono stati degli attacchi da parte del lupo a fanciulli che portavano i greggi in montagna. Va anche detto che probabilmente questi antichi resoconti talvolta “nascondevano” altri motivazioni che venivano poi imputate all’attacco di un lupo. Quello di cui dobbiamo tenere conto è che a quei tempi c’era la rabbia (sappiamo tutti che rende l’animale, qualunque esso sia, aggressivo) e gli ungulati selvatici, principali prede del lupo, scarseggiavano, o erano quasi assenti. In alcune aree accade ancor’oggi (es. India), nelle quali la miseria è nera e vi è la medesima situazione sopra citata.

Nelle condizioni attuali dell’Europa, parlo dal punto di vista sociale, ambientale ed economico, di fatto, come afferma il piano europeo sul lupo, da 150 anni a oggi non ci sono casi documentati di attacco del lupo che abbiano provocato la morte dell’uomo. I lupi presenti in Europa sono più di 12 mila, 2000 ca dei quali in Italia (1500 in Appennino, e circa 200/300 sulle Alpi). Penso che sia serio però aggiungere che parliamo di un animale selvatico e che quindi non si può escludere al 100%, a priori, che un’aggressione possa accadere; si consideri che incidenti succedono anche con animali domestici…

Abbiamo compiuto delle interviste alla popolazione delle due valli e quello che maggiormente traspare è un diffuso timore nei confronti del lupo, in parte forse dovuto alla scarsa conoscenza in merito all’argomento e in parte alla mala informazione. Come intende intervenire la Provincia?

L’informazione è cruciale. Diciamo che ci siamo mossi in questa direzione: abbiamo attuato degli incontri sia in Trentino orientale che occidentale; durante le serate informative abbiamo distribuito del materiale divulgativo “Il lupo in Trentino” opuscolo realizzato dalla Provincia Autonoma di Trento, nonché poster. Aggiungo che nel sito www.orso.provincia.tn.it dedicato ai grandi carnivori, vi è una sezione riservata al lupo. Tengo a precisare che le notizie inserite sono regolarmente aggiornate.

Un’altra cosa importante da ricordare è che la Provincia in questa fase ha fatto una scelta chiara, quella di aderire, non direttamente, ma tramite il Muse, Museo delle Scienze di Trento, al progetto LIFE Wolfalps, che si pone l’obiettivo proprio di diffondere con tavole rotonde, incontri e altre iniziative dirette anche in parte alle Scuole, un’adeguata informazione e una maggiore conoscenza in merito al lupo.

Sappiamo inoltre che il lupo si riproduce abbastanza velocemente. In che modo intendete contenere/gestire il suo sviluppo?

C’è uno strumento che prevede la normativa attuale e che abbiamo anche illustrato nelle serate, cioè la possibilità, tra le tante azioni, di controllare il gruppo compiendo degli abbattimenti mirati. Cosa che già accade in Francia, in Svizzera e in Slovenia, tanto per citare degli Stati più vicini a noi. Una possibilità per il momento qui da noi inattuabile per volontà del Ministero dell’Ambiente che dovrebbe autorizzare gli abbattimenti, ma che confidiamo di poter utilizzare. Questo sistema potrebbe innescare un triplice effetto: forse quello di diminuire un po’ i danni, dico forse perché ci sono degli studi autorevoli contradditori in merito, non c’è tra i tecnici uniformità di vedute, alcuni sono dubbiosi sul fatto che abbattendo qualche esemplare i danneggiamenti diminuiscano. Il secondo è che socialmente si tratterebbe di dare un forte (e vero) messaggio ai cittadini: “Non siamo in balia del lupo, ma abbiamo una possibilità di controllo”. Terzo effetto sarebbe di mantenere della diffidenza del lupo nei confronti dell’uomo, che continuerebbe a percepire come un potenziale pericolo. Se riusciamo a tenere i lupi più elusivi, selvatici, e meno confidenti con l’uomo è indubbiamente positivo, sia per gli esseri umani che per la specie.

Quest’estate in alpeggio ci sono stati parecchi attacchi del lupo ad animali domestici. La Provincia sostiene tecniche di prevenzione? E come indennizza eventuali danni?

L’approccio più importante è la prevenzione. Tre sono i pilastri: la presenza del pastore, le recinzioni elettriche, i cani da guardiania, e su tutte e tre la Provincia è presente.

Ciò che ho percepito e che rimane inaccettabile, è che si possa pensare all’abbandono dei pascoli a causa della presenza del lupo. Una cosa importante, che forse non è passata bene nemmeno durate le serate: in Europa (Spagna, Francia, Italia, Germania, Slovenia, Svizzera), non si è a conoscenza di una singola regione di montagna, dove i pastori abbiano dovuto cedere il passo al lupo e andarsene. Non si tratta di un’opinione, ma di un dato oggettivo.

Per quanto concerne la prevenzione, la Provincia offre il servizio di acquistare per gli allevatori che lo richiedono, i cani. Lo facciamo noi poiché vogliamo avere la certezza di offrire animali di alta qualità. I cani sono forniti con un sovvenzionamento al 90%. Al seguito, durante le prime fasi d’inserimento del cane con il bestiame, mettiamo a disposizione l’assistenza gratuita di personale veterinario specializzato, in modo da stabilire se la collocazione e l’allevamento del cane sono idonei.

Recinzioni elettriche… se sono di supporto all’allevamento ovicaprino (quello che subisce più minacce dal lupo), sono fornite a comodato gratuito, se le recinzioni sono a protezione di animali più grossi (bovini, equini etc.), la legge prevede un finanziamento al 60%.

Per i danni è d’obbligo eseguire una denuncia al Servizio Foreste, questo entro 24 ore dalla loro constatazione (335.7705966). Di seguito compiamo un sopralluogo, nel quale si accerta la causa del danno. Se imputata alla predazione del lupo, va presentata una domanda d’indennizzo alla stazione forestale più vicina o al Servizio Foreste e fauna a Trento. Entro 60 giorni, la persona danneggiata, riceve la risposta e la quantificazione del danno. Siamo veloci in questa fase. Non abbiamo quasi mai lamentele in merito.

Ci fornisce una motivazione per cui la popolazione e gli allevatori dovrebbero accettare di convivere con il lupo?

Il lupo è parte dell’ecosistema alpino, è il più importante grande predatore (lince e orso predano meno, per motivi diversi) e dunque è in grado anche di influire sulle specie preda e, per un effetto così detto “a cascata”, anche sulle specie animali e vegetali che stanno ai livelli più bassi della piramide ecologica. Ha un ruolo dunque d’indubbio valore, da questo punto di vista.

Con ogni probabilità il lupo, per una serie di motivi, sarà presente sulle Alpi anche nei prossimi 10-20-50 anni. Sicuramente gli allevatori di montagna non saranno contenti di quest’affermazione, però bisogna essere realisti: l’ambiente alpino non è solo degli allevatori e dei residenti, ma c’è un interesse più generale della comunità, di cui va tenuto conto. Dal punto di vista legale non credo accadrà mai più che il lupo venga abbattuto fino all’estinzione. Dunque l’eventuale scelta, anche a livello locale, ‘elimina il lupo per eliminare il problema’ non è realisticamente attuabile. Innanzitutto è illegale, ma supponiamo che una persona voglia intraprendere questa strada comunque: deve sapere che con ogni probabilità non servirà a nulla. Non si tratta di una questione fassana, nemmeno trentina, né sudtirolese. Se vogliamo nemmeno dell’Euregio poiché i lupi sono sulle Alpi, a nord, a est e a ovest del nostro territorio. Inverosimile pensare di eliminare tutti i lupi che si affacciano alla nostra regione, perché altri ne arriveranno. Ne basta uno per fare dei danni, dunque la prevenzione è una necessità. Poi, certo, è giusto che i costi di questa presenza non vengano accollati tutti agli allevatori o a chi vive in montagna, bensì distribuiti sull’intera società e dunque tramite l’aiuto e gli indennizzi degli enti pubblici. Va trovato un equilibrio e in questa ricerca anche il lupo potrà essere limitato e contenuto.

Cosa ne pensa della presenza del lupo dal punto di vista turistico?

Costituisce un elemento di grande attrazione in molte parti d’Europa. Lo dicono i fatti. Un esempio fra i tanti che si conoscono: nel parco nazionale del Mercantour, sulle Alpi Francesi, un territorio peraltro molto simile al nostro (turismo sia estivo che invernale), il lupo funge da forte attrazione turistica. Hanno fatto del grande carnivoro un business ad esempio dedicandovi un grande centro visite. Per le Dolomiti poter affermare che tra le tante eccellenze ambientali vi è anche la presenza di un animale emblematico che è all’apice della catena alimentare, penso possa essere uno spot di non poco conto. Se avessi un’attività di tipo turistico nelle Dolomiti “cavalcherei la tigre” (in questo caso il lupo…), invece di giocare solo in difesa. Auspico che istituzioni quali ad esempio Dolomiti UNESCO sappiano cogliere l’opportunità e agire di conseguenza.

Di seguito l’intervista effettuata all’Assessore provinciale Michele Dallapiccola.

La normativa internazionale e nazionale sulla tutela del lupo è imposta a un duplice livello, istituzionale e tecnico. A suo avviso questa legge è adeguata alla realtà socio-economica alpina del nostro territorio?

A parer mio, la situazione trentina impone maggiore flessibilità nell’applicare il regime di tutela del lupo e un’analisi più precisa della presenza dell’animale basata sui dati più recenti.

A livello istituzionale sappiamo che la Giunta Provinciale di Trento è impegnata presso il Governo Italiano nel sollecitare una deroga al regime di protezione del lupo, che aprirebbe la possibilità di compiere degli abbattimenti selettivi. Quali difficoltà state incontrando?

In sostanza necessitiamo di più flessibilità nel regime di protezione del lupo e decisioni che si basino su dati più aggiornati relativi alla sua presenza, che tengano conto dell’incremento numerico della specie e della sua capacità di diffondersi nell’arco alpino.

In questo senso va la mia nota trasmessa al ministro Galletti nella quale si esprime la netta contrarietà del Trentino rispetto a quanto deciso il 14 settembre scorso dalla Commissione Ambiente ed Energia in merito alle deroghe al regime di protezione della specie.

A Canazei, durante una delle serate informative sul lupo, un giovane allevatore ha affermato che agendo senza tanto clamore… in silenzio… possiamo risolvere “il problema” lupo. Lei ha risposto di aver colpito nel segno. Da quest’affermazione traspare la sua contrarietà alla presenza del predatore in Trentino. È un punto di vista tassativo oppure pensa si possa lavorare su altri equilibri?

No, anche a Bruxelles c’è stato confermato che la nostra gestione è stata coerente con il piano d’azione, ed è il riconoscimento sul fatto che abbiamo agito nel rispetto delle regole e soprattutto in coerenza con il tema della tutela di questa specie.

La presenza del lupo, se contestualizzata in un territorio così fortemente antropizzato come il nostro, sia per la presenza di residenti sia di turisti, alza la soglia di pericolo e, come dicono i sondaggi, fa precipitare il livello di accettazione espresso dalla popolazione locale, con fondato rischio che quanto di buono fatto in termini di salvaguardia di questi animali selvatici, vada perduto.

La presenza del lupo non potrebbe essere utilizzata come investimento in una nicchia specifica del turismo? In molte parti d’Europa questo accade già da qualche tempo (ved. parco nazionale del Mercantour sulle Alpi Francesi, in Appennino e in Spagna).

A priori non escludo nulla ma innanzitutto bisogna intervenire con saggezza e rapidità per affrontare e risolvere la situazione, poiché la presenza del lupo sulle nostre montagne sta attraversando una fase particolarmente dinamica: l’animale sta dimostrando notevoli capacità riproduttive e velocità nella dispersione sul territorio.

Un interrogativo è stato anche sottoposto ai due rappresentanti di valle Elena Testor, procuradora del Comun General di Fassa e Giovanni Zanon, presidente della Comunità territoriale della Valle di Fiemme.

Alla domanda “A suo avviso il nostro territorio è atto a ospitare grandi carnivori come il lupo?” hanno risposto:

Elena Testor

Il lupo, come documentato dai ricercatori, era presente in Trentino fino a circa 150 anni fa, la ricomparsa di questo grande carnivoro, che tra il resto, mi preme specificare non introdotto ma ritornato autonomamente sul nostro territorio, sicuramente ci fa trovare di fronte a una situazione cui non siamo preparati, proprio perché scomparso da 150 anni.

150 anni in cui lo sviluppo del territorio ha avuto un’enorme antropizzazione, le nostre abitudini si sono create su un territorio libero da grandi carnivori. L’alpeggio e la gestione delle malghe sono importanti per lo sviluppo economico, paesaggistico, turistico e non si sono mai dovuti confrontare con questo tema, ed è quindi evidente che il ritorno del lupo generi preoccupazione.

E’ fondamentale fare informazione, conoscere tutto quello che occorre per far fronte alla situazione odierna, e soprattutto quello che si richiede è la possibilità di poter monitorare e controllare il fenomeno. Il lupo è un animale protetto è a tutt’oggi punito con l’arresto immediato di chi abbatte l’animale.

Giovanni Zanon

Con l’attuale sistema e gestione delle nostre malghe e pascoli di montagna, no.

Il lupo, animale esclusivamente carnivoro, avrà sempre bisogno di prede e le più facili saranno gli animali domestici. Il sistema di gestione dei nostri pascoli e malghe oramai in uso da ben più di un secolo non ha mai tenuto conto della presenza di questo predatore. Così fosse, d’ora in avanti, sarà necessario cambiare totalmente questo sistema. I mesi di alpeggio estivo sono anche per i nostri animali dei periodi dove il loro benessere ne risente positivamente, potendo essere assolutamente liberi senza costrizioni di recinti o altro. Le stesse malghe indicate come modelli di gestione (vedi Juribello) prevedono la stallazione delle vacche solo per il periodo della mungitura, il restante tempo gli animali lo trascorrono all’aperto. Quello che sta succedendo anche vicino a noi (Monti Lessini e Altopiano di Asiago) deve far sì che s’istauri un volere comune per difendere queste tradizioni che hanno comunque dei benèfici effetti anche sull’ambiente delle nostre montagne.

Abbiamo inoltre posto delle domande ad alcuni cittadini di entrambe le valli:

  1. Se va nel bosco si sente al sicuro, oppure sapere che c’è il lupo le incute timore?
  2. Quest’estate in alpeggio ci sono stati alcuni attacchi del lupo al bestiame. Secondo lei i nostri allevatori potrebbero proteggere con maggior efficacia i propri animali, oppure pensa che il lupo, se determinato a raggiungere la preda, riesca a oltrepassare qualunque barriera precauzionale?
  3. A suo avviso il nostro territorio è atto a ospitare grandi carnivori come il lupo?

Val di Fassa

Alessia Betonte, 33 anni, originaria di Rovigo. Vive a Canazei. Farmacista.

  1. Vado a passeggiare nel bosco serena.
  2. Partiamo dal presupposto che il lupo caccia per magiare e sopravvivere. Non ho conoscenze in merito e non saprei come ovviare al problema, però penso che i sistemi ci siano o che si possano trovare.
  3. Perché no? Tutti possiamo convivere con tutti. Non siamo in lotta contro una natura ostile, e l’uomo è l’unico essere vivente in grado di trovare il sistema di convivere in modo costruttivo con l’ambiente circostante.

Elia Dalbagno, 24 anni di Pozza di Fassa. Chef.

  1. Non mi pongo il problema e vado nel bosco sereno.
  2. Secondo mio avviso pastori/contadini potrebbero prestare maggiore attenzione al loro bestiame. Penso che i sistemi per proteggerlo adeguatamente ci siano. Sarebbe anche opportuno che chi di dovere mettesse a disposizione dei fondi per l’acquisto di materiale o altro, adeguato a questo scopo.
  3. Assolutamente sì! La presenza del lupo arricchisce la biodiversità anche del nostro territorio. Non siamo l’unico Paese che convive con questi animali e sono convinto che vi sia una mala informazione in merito e delle leggi non adeguate a proteggere abitanti e animali.

Pierpaolo Croce, 50 anni di Moena. Commerciante.

  1. Molte leggenderiservano al lupo un ruolo di mangiatore di uomini. La storia racconta che non è così: il lupo evita il contatto con gli esseri umani e in caso d’incontro, scappa. Quindi non mi crea alcun problema.
  2. È difficile mantenere un controllo costante del bestiame, soprattutto per i pastori che non sono stanziali e si muovono con il loro gregge lungo le valli. Penso poi che il lupo vada a cacciare dove trova facili prede.
  3. Le nostre valli sono molto antropizzate e, in stagione, vi sono anche numerosi turisti. A fatica intravedo una possibile convivenza. Aggiungo però che vi è una mala informazione in merito all’argomento, in realtà non sappiamo come comportarci. Queste situazioni andrebbero gestite in altro modo (ved. orsi), ossia nel rispetto degli animali (selvatici e non) e dell’uomo. Purtroppo non è così.

Giuseppe Silvestri, 56 anni, originario di Verbicolo (CS). Vive ad Alba di Canazei. Chef.

  1. Non mi pongo alcun problema ad andare nel bosco… il lupo è cattivo solo nelle favole!
  2. Il bestiame si può proteggere, ma adottando le giuste accortezze. Dalle nostre parti ci sono i cani pastore maremmano abruzzese che sono dei custodi gelosissimi delle proprietà a loro affidate. Attaccano qualunque predatore se ritengono sia pericoloso per la propria mandria o gregge. Sono cani resistenti che possono vivere all’aperto sia d’estate, sia d’inverno. I pastori applicano al cane il vreccale, un collare di ferro battuto con aculei appuntiti e rivolti verso l’esterno. Questo per proteggerlo al collo in caso di attacco di cani o lupi. Di notte i nostri pastori chiudono le bestie all’interno di un recinto elettrico e i cani rimangono fuori dal perimetro a controllare che nessun predatore si avvicini.
  3. Sono del parere che ci si può convivere tranquillamente. Il lupo non fa male all’uomo. Dalle mie parti ce ne sono parecchi e non ho mai sentito che attaccasse un uomo.

Serena Bernard, 31 anni di Pera di Fassa. Impiegata.

  1. Personalmente non frequento spesso la montagna, ma mio marito, poiché appassionato di natura, si trova spesso nei boschi. Non sto tranquilla quando ci va sapendo che c’è più di un lupo in circolazione.
  2. Posso solo dire che mettere al sicuro ogni sera più di cento bestie in una rete alta almeno 1,50 m è impossibile, senza considerare che uno o più lupi, spinti dalla fame, riuscirebbe comunque a oltrepassare qualsiasi barriera. Dobbiamo difendere gli allevatori dal lupo perché senza gli animali domestici in alpeggio i pascoli andrebbero persi.
  3. Si è creato un equilibrio tra gli animali selvatici, quelli d’allevamento e l’uomo. I grandi carnivori, come il lupo, in questo momento possono creare solo danni economici agli allevatori, oltre che in futuro creare un calo drastico tra gli ungulati, dal momento che ormai si trovano ogni giorno capi mangiati un po’ per tutta la valle.

Sebastiano Riz, 42 anni di Campitello di Fassa. Falegname.

  1. Non ho paura del lupo. Se devo andare, vado tranquillo.
  2. Per me se il lupo vuole, arriva alla preda. Barriere e non. Non sono contro il lupo, mangia per sopravvivere. Il problema è che crea danni.
  3. C’è troppo poco spazio ormai qui da noi per animali di questo tipo. Interferiscono con l’attività umana.

 Alessandra Tartarini, 42 anni, originaria di La Spezia. Abita a Moena. Fiorista.

  1. Sono tranquilla quanto prima.
  2. Probabilmente no, poiché sono accaduti dei fatti poco piacevoli.
  3. Sono convinta che questa convivenza sia possibile, però la popolazione andrebbe “educata” a questa presenza.

Katia Vender, 42 anni di Soraga. Albergatrice.

  1. Non vado più nel bosco tranquilla.
  2. Per quel che so la Provincia deve aver provvisto i contadini di reti elettriche più consone alla protezione delle bestie in alpeggio. Sono comunque dell’avviso che se il lupo vuole arriva alla preda.
  3. No, non vedo possibile una convivenza con i grandi predatori nelle nostre vallate. Sono troppo antropizzate.

Cristina Bottcher, 61 anni di Moena. Impiegata.

  1. Vado nel bosco tranquilla come prima.
  2. Fanno quello che possono. Penso sia difficile mettere completamente al sicuro il bestiame quando si trova in alpeggio, o comunque a cielo aperto.
  3. Prima questi animali c’erano e credo che abbiano il diritto di tornare a vivere anche qui. Sono dell’avviso che bisognerebbe essere maggiormente informati su come affrontare al meglio una convivenza con questi animali. Ci vorrebbe anche una legge atta a tutelare abitanti, turisti, animali domestici e selvatici.

Elvira Eccher, 36 anni di Pozza di Fassa. Albergatrice.

  1. Prima di sapere che ci fosse il lupo andavo più serena nel bosco. Ho due bambini e non li manderei più nel bosco da soli.
  2. Se è affamato ho idea che un lupo arrivi ovunque.
  3. Sì e no. Sono convinta che per la natura e la sua biodiversità il lupo possa essere una presenza positiva. Per quanto riguarda la convivenza con l’uomo direi di no. Queste sono valli troppo “abitate” ormai per ospitare animali come il lupo.

Mirco Jellici, 47 anni di Moena. Commerciante.

  1. No, mi sento al sicuro.
  2. Non sono un esperto in materia, ma penso che un contadino/pastore faccia di tutto per proteggere il proprio bestiame.
  3. Se i selvatici arrivano spontaneamente a occupare un territorio, allora concordo. In caso contrario, no. Sono convinto che vi sia una pessima informazione in merito all’argomento, e non si sappia come comportarsi in presenza di questi animali.

Michael Dantone, 27 anni di Canazei. Boscaiolo.

  1. Il mio lavoro è andare nel bosco. Ogni tanto ci penso, ma non ho mai sentito che un lupo aggredisse l’uomo.
  2. Penso ci siano dei sistemi per proteggere meglio il bestiame.
  3. Per me c’è posto anche per lui, però bisognerebbe disciplinare la sua presenza.

Angela Bellante, 27 anni di Moena. Commessa.

  1. Vado abbastanza tranquilla perché so che ce ne sono pochi.
  2. Non sono un’esperta, ma immagino che con le dovute accortezze possano proteggere il loro bestiame.
  3. Penso che si possa avviare una buona convivenza, ma solo se regolamentata e che protegga la popolazione e gli animali domestici. Abbiamo troppo poche informazioni in merito e questo non è rasserenante.

Maria Efisia Matzeo, 48 anni di Canazei. Commerciante.

  1. Ultimamente ho evitato di andare nel bosco proprio per questo motivo.
  2. Se un lupo vuole attaccare una preda, la attacca, barriere o non. È nel suo istinto… lo fa per sopravvivere.
  3. Non vedo possibile una convivenza con il lupo.

 Tiziana Costa, anni 66 di Moena. Pensionata.

  1. Da quando so che sono stati visti dei lupi non vado più nei boschi volentieri.
  2. Se sono affamati non li fermi.
  3. Tempo fa li hanno eliminati proprio per questi problemi.

Omar Poleto, 50 anni di Vigo di Fassa. Ottico.

  1. Vado nel bosco senza problemi.
  2. Non conosco il lavoro degli allevatori, quindi non mi sento in grado di giudicare.
  3. Non ho idea di cos’abbia bisogno il lupo per vivere e di che problemi potrebbe creare. Se ci fosse la possibilità di conviverci serenamente, lo accetterei.

Val di Fiemme

Silvia Alfarè Lovo, 51 anni di Predazzo. Erborista.

  1. Sapere che ci sono dei lupi mi mette un po’ a disagio.
  2. Per quello che so io il lupo agisce in branco e quindi se vuole, arriva alla preda. S’ingegna per arrivarci.
  3. Certo che avrebbero il diritto di vivere anche qui. Però la sua presenza andrebbe regolamentata e la popolazione dovrebbe ricevere maggiori informazioni in merito.

Fabio Zeni, 59 anni di Cavalese. Commerciante

  1. No, assolutamente.
  2. Ho grande pena per gli allevatori, in quanto compiono un lavoro duro e disagevole e non hanno nessun mezzo sicuro per proteggersi.
  3. Sono convinto che questi luoghi non siano adatti a ospitare grandi carnivori. Dal mio punto di vista è solo una strategia politica per sperperare denaro pubblico.

Luca Craffonara, 54 anni di Predazzo. Albergatore.

  1. Personalmente non mi crea problemi. La mia famiglia invece ha qualche timore e pensa che il lupo possa essere aggressivo nei confronti degli uomini.
  2. Penso sia complesso proteggere il bestiame in alpeggio.
  3. Ti posso rispondere come operatore turistico. Non sono contento che ci siano dei lupi nel nostro territorio. Qualche turista ha iniziato a chiedere delucidazioni in merito. Sapere che ci sono dei carnivori potenzialmente pericolosi li mette a disagio. In Alto Adige la sensibilità nei confronti del turismo è maggiore. Loro non li vogliono proprio per questo motivo.

 Antonella Boscolo, 44 anni di Panchià. Addetta alle pulizie.

  1. Ci penso, ma vado lo stesso.
  2. Secondo me dovrebbero controllare di più il bestiame, come facevano i pastori di una volta.
  3. Si può convivere benissimo con questi animali, chiaramente con controlli delle autorità competenti e un’adeguata informazione alla popolazione.

Massimo Zorzi, 49 anni di Ziano di Fiemme. Commerciante.

  1. Non faccio neanche una piega.
  2. Il lupo passa dove vuole… se vuole.
  3. Se è regolamentata, va bene, altrimenti no.

 Giuseppe March, 56 anni di Predazzo. Pasticcere e Apicoltore.

  1. Vado tranquillo. Sarei più preoccupato se andassi a spasso con il cane, perché può rappresentare un elemento d’invasione di territorio o di sfida.
  2. Se il lupo vuole attaccare qualunque precauzione risulta vana.
  3. Per me sì, ma se è in un contesto di controllo e regolamentazione.

Manuel Crisponi, 37 anni di Cavalese. Artigiano.

  1. No, vado tranquillo.
  2. Se è affamato attacca…
  3. No, non credo ci sia posto per il lupo qui da noi. È un super-predatore e quindi se l’uomo non fa una selezione adeguata, rischia di prendere il sopravvento.

Franco Briosi, 80 anni di Predazzo. Cacciatore.

  1. Mi sento al sicuro nei giorni di caccia, col fucile sulle spalle.
  2. Il lupo non guarda nessuno. È una bestia selvatica.
  3. Secondo me la sua presenza andrebbe regolamentata. Il lupo può partorire fino a sei/sette cuccioli. Fate un po’ i conti…

Gianantonio Zeni, 72 anni di Tesero. Ex maestro di sci e Albergatore.

  1. Sono tranquillo quando vado nel bosco.
  2. No, per come funziona l’alpeggio da noi è impossibile proteggere il bestiame.
  3. No, il lupo no! Piuttosto l’orso.

Stefano Degaudenz, 49 anni di Predazzo. Gestore di bar.

  1. No, assolutamente.
  2. Passa qualunque barriera se lo vuole.
  3. Non ho nulla contro il lupo. Però per i nostri allevatori la sua presenza non va bene.

Daiana Dallio, 32 anni di Capriana. Addetta all’Amministrazione del personale.

  1. Ammetto di averci pensato. Sapere che ci sono e senza un controllo “logico” mi mette un po’ a disagio.
  2. I lupi sono dei predatori, arrivano in posti impensabili, ma credo che gli allevatori possano fare di più, naturalmente con le giuste sovvenzioni e i materiali o altro adeguati.
  3. Secondo me il lupo può vivere in questi luoghi, ovviamente monitorato affinché non succedano fatti spiacevoli.

Gabriella Croce, 52 anni di Predazzo. Imprenditrice.

  1. Vado spesso a spasso nel bosco e sono tranquilla.
  2. Secondo me è difficile proteggere tutto il bestiame in alpeggio, quindi se il lupo vuole… ed è scaltro a sufficienza per non attaccare quando c’è l’uomo.
  3. Sì, se è un’integrazione spontanea. No al contrario.

 Antonella Pederiva, 52 anni di Cavalese. Commerciante.

  1. Mi mette un po’ a disagio.
  2. Non saprei.
  3. Nel tempo abbiamo modificato il fruire del bosco, non è più un luogo selvaggio come lo era prima. Le nostre zone sono inoltre frequentate da molti turisti e, considerando che usufruiscono dei boschi, sarebbe opportuno che non ospitassero animali potenzialmente pericolosi.

Elisa Zanon, 22 anni di Tesero. Barista.

  1. Non più come prima.
  2. Secondo me non possono fare più di tanto.
  3. Il bosco è il suo territorio, quindi è giusto che possa stare anche qui, però bisognerebbe regolare questa presenza.

Cinzia Caruso, 51 anni vive a Cavalese. Medico.

  1. Non è mia abitudine andare a passeggiare nel bosco, ma il solo pensiero di poter incontrare un lupo, mi mette già paura.
  2. Non penso ci sia alcuna barriera che possa fermare il lupo se attratto da una preda.
  3. L’uomo ha invaso tutto il territorio di questi animali, si è spinto ad altitudini molto alte, quindi non mi pare ci sia posto per entrambi…

Fonte rivista Fiemme & Fassa
Mappa della presenza del lupo in Trentino, aggiornata all’inverno 2016-2017 – Progetto Life Wolfalps, Report ufficiale, azione A4

Share With: