HomeAmbienteParchi “in rete” per il futuro delle dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità

Parchi “in rete” per il futuro delle dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità

Parchi “in rete” per il futuro delle dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità

LE DOLOMITI UNESCO: UN LABORATORIO PER LA GESTIONE DI UN PATRIMONIO COMPLESSO

Come ormai tutti sanno le Dolomiti sono diventate Patrimonio dell’Umanità nel 2009. Il nostro sito UNESCO è uno tra i più complessi delle liste del World Heritage. Certamente per la sua grande vastità, per essere un bene seriale composto da nove “sistemi” montani ma soprattutto perché, pur caratterizzato da un territorio de nito dall’UNESCO un “unicum” paesaggistico e geologico/geomorfologico, si articola in cinque Province (e tre Regioni) molto diverse tra loro in termini amministrativi e statutari. Sotto quest’ultimo pro lo il sito Dolomiti è visto nel quadro mondiale dei siti Unesco come un grande laboratorio in cui si sta sperimentando l’attuazione di una particolare e complessa forma di governance che oltre a garantire conservazione, valorizzazione e promozione dei valori universali del bene per le generazioni future, sta creando una “piattaforma” di lavoro comune tra enti e attori locali in cui, mantenendo inalterate le autonomie e gli strumenti di governo dei territori, si concretizzi una cooperazione costante e si facciano emergere potenzialità comuni e sinergie. Compito di non poco conto affidato, dal 2010, alla Fondazione Dolomiti UNESCO che coordina tutti i processi legati alla gestione del bene e che, se vede impegnati in prima battuta gli enti fondatori (Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone, Veneto, Friuli Venezia Giulia), coinvolge ormai moltissimi soci sostenitori appartenenti a mondi diversi, istituzionali economici e socioculturali.

LA GOVERNANCE DEL SITO DOLOMITI: LE RETI

Lo specifico modello di governance adottato dalla Fondazione per raggiungere gli obiettivi di cui sopra, si basa su un approccio reticolare, disegnato appositamente sulla specificità del sito “seriale” e quindi sulla relazione tra i nove sistemi montuosi1 che concorrono, ognuno con la propria particolarità, all’eccezionalità del Patrimonio nel suo insieme. Questi, già collegati fra loro da importanti relazioni genetiche ed estetiche, puntano ad essere ora connessi anche da una gestione “in rete” che riorienti tutti gli attori, pubblici e privati, verso obiettivi comuni, garantendo unitarietà e coesione tra i territori e le popolazioni. Il modello di governance si basa, in particolare, su reti funzionali attinenti alle tematiche intorno cui ruota la generale strategia gestionale proposta all’UNESCO di cui sono responsabili gli enti che costituiscono il CDA della Fondazione: Turismo e sviluppo sostenibile (Bolzano), formazione e geologia (Trento), promozione turistica (Belluno), Paesaggio e aree protette (Pordenone e Udine–Regione Friuli Venezia Giulia). Le amministrazioni regionali e provinciali sono responsabili di tavoli di lavoro di ogni rete cui però partecipano anche i responsabili settoriali di tutte le Province e Regioni e i soci sostenitori della Fondazione che lo vogliano, garantendo così una possibile integrazione tra tutte le reti e gli attori. La Fondazione coordina poi momenti collegiali per indirizzare le singole reti verso obiettivi comuni in termini di conservazione, valorizzazione e promozione dei valori universali o per costruire percorsi organici e unitari di lavoro. Né è un esempio il percorso partecipativo denominato #Dolomiti2040 a cui è seguita la strategia complessiva di gestione (http://www.dolomitiunesco.info/attivita/da-dolomiti2040-alla-strategia- complessiva-di-gestione/).

LA SPECIFICITÀ DELLA RETE DELLE AREE PROTETTE E DEI PARCHI

In questo quadro la rete delle Aree Protette (oggi unita a quella del paesaggio) coordinata dalla Provincia di Pordenone e composta da nove parchi, un monumento naturale e ventisei siti Rete Natura 20002, presenta alcune particolarità rispetto a tutte le altre. Innanzitutto è l’unica rete che non è caratterizzata da un tema ma da luoghi (i parchi, i SIC e le ZPS) ed istituzioni (gli Enti Parco), accomunati da caratteristiche e finalità legate alle eccezionalità naturali e alla loro protezione. In tal senso la rete gode di riferimenti giuridici nazionali ed europei che, travalicando le differenti autonomie e competenze delle Province e delle Regioni cui appartengono le Dolomiti, costituiscono quel minimo comune denominatore che l’UNESCO ha visto e vede come garanzia per implementare una adeguata unitarietà gestionale di tutto il Sito. Non dimentichiamo che il 95% della superficie complessiva del Bene UNESCO è tutelata da Piani dei Parchi e dalle misure di conservazione dei Siti SIC/ZPS. Altro aspetto distintivo della rete è di avere come co-autori i Parchi, soggetti abituati a coniugare la protezione dei valori naturali e paesaggistici con azioni di sviluppo sostenibile a largo spettro, che spaziano dall’educazione ambientale alla promozione delle risorse a fini turistico/sostenibili. Grazie a questo ogni Parco ha una consolidata relazione con gli attori dei mondi economici, istituzionali e culturali del proprio territorio. Un grande vantaggio per la necessaria integrazione tra temi, per costruire sinergie d’azione e reti interprovinciali tra attori “omologhi” che influiscano su tutti i nove sistemi del bene Dolomiti e sulla generale strategia guidata dalla Fondazione.

LE LINEE D’AZIONE DELLA RETE AREE PROTETTE

A fronte di queste ottime qualità di partenza, il lavoro in corso è un percorso tutto nuovo: mettere in risalto i valori universali sotto il “marchio Dolomiti UNESCO”, attraverso una governance di rete, travalica infatti sia le consuetudini del confronto tra singoli Enti Parco sia la semplice coerenza tra strumenti di gestione, puntando più a sistema unitario e coeso che si muove quasi fosse soggetto unico. Non a caso la rete delle Aree Protette si è mossa in questi anni in due direzioni: da un lato quella finalizzata ad armonizzare le norme dei diversi piani, creando basi comuni su cui scrivere linee guida unitarie per indirizzare i comportamenti in tutto il sistema delle Aree Protette nel Patrimonio UNESCO; dall’altro costruire un vero e proprio network dei Parchi, così da mettere in campo azioni comuni. Il tutto si è basato su una attenta mappatura dell’esistente concentrandosi, per l’armonizzazione degli strumenti di gestione, sull’analisi delle comunanze e delle dissonanze interne alle norme dei diversi piani e, per quanto riguarda il network dei Parchi ritenuto l’ossatura portante della rete aree protette, sull’individuazione delle sinergie “silenti” tra i progetti dei singoli Parchi, oltre che sulle buone pratiche da estendere al sistema Dolomiti UNESCO.

I PROGETTI DEL NETWORK PARCHI

La ricognizione dei progetti esistenti nei Parchi ha portato ad una loro riorganizzazione i secondo alcune categorie (conservazione; educazione ambientale, culturale e divulgativa; fruizione sostenibile; gestione e pianificazione; innovazione e ricerca) e in funzione della loro possibilità di diventare “di rete”. Sono stati infatti distinti in progetti “omologhi”, con stessi fini e oggetto quindi riconducibili ad una progettazione coordinata, e progetti “esportabili”, cioè seppur presenti in un singolo parco, potenzialmente estendibili a tutti. In questo quadro il Tavolo aree protette ha poi scelto alcune azioni “pilota”: costruire la rete “Carte di Qualità” riguardante pro- dotti e produttori che hanno acquisito Certificazioni dei Parchi con un rimando all’appartenenza comune al Patrimonio; incentivare la partecipazione mettendo a sistema le forme partecipative esistenti nei diversi Parchi promuovendo momenti sistematici di condivisione; attivare la prassi delle “Mostre Itineranti “mettendo a sistema il grande patrimonio dei materiali espositivi che possono “circolare” tra i parchi e tramite i parchi nei diversi territori; “Comunicare insieme” mettendo a punto una forma comunicativa e promozionale non per i singoli ma per la rete dei parchi delle Dolomiti Patrimonio Unesco come soggetto “unico” e di reciproco rimando; incentivare l’Educazione e formazione ambientale consentendo lo scambio delle progettualità già esistenti nei diversi parchi e facilmente produttori di una rete “secondaria” di soggetti attivi, a partire dalle scuole; valorizzare la “Conservazione atti- va “mettendo in rete i progetti e le azioni che garantiscono la tutela attraverso azioni concrete quali ad esempio le pratiche agricole e gli usi del suolo garanti per la biodiversità e l’equilibrio ecosistemico, il turismo sostenibile, la mobilità soft.

IL RUOLO DEI PARCHI NELLA STRATEGIA COMPLESSIVA PER IL FUTURO

Queste linee d’azione hanno avuto un’importantissima verifica durante il percorso di costruzione della strategia complessiva denominato #Dolomiti 2040. In tutti gli undici incontri nelle valli dolomitiche vi è stato un tavolo di lavoro è stato proprio dedicato alla “conservazione attiva” dando anche risposta alla domanda “Quale contributo possono dare le aree protette alla qualità della vita nelle Dolomiti? L’esito ha rimarcato, qualora ve ne fosse bisogno, che i parchi delle Dolomiti devono promuovere azioni coese e rafforzare la propria identità di luoghi nodali per lo sviluppo futuro dell’intero patrimonio. Le discussioni hanno fatto emergere l’enorme lavoro che ancora deve e può essere fatto perché i parchi siano motori di sviluppo equilibrato, sostenibile e durevole, testimoni di buone pratiche che devono però andare “oltre se stessi”, potenziali innovatori del necessario rapporto tutela-sviluppo economico, luoghi in cui sperimentare startup e nuovi lavori legati alla manutenzione del territorio, primi pro- motori di una nuova cultura che superi l’i- dea di parco come spazio “del vincolo” (si può/non si può fare) per essere piuttosto la migliore occasione per sperimentare la pratica della qualità del fare (come si fa), soggetti portanti di conoscenza, trasparenza e partecipazione, valorizzando e mettendo a sistema importanti strumenti quali le “carte europee del turismo sostenibile”. Insomma è emerso quello che teoricamente sappiamo: i parchi possono essere ancora protagonisti della storia evolutiva di questo territorio solo se saremo tutti, (politici tecnici, operatori, agricoltori, intellettuali…), capaci di leggerne potenzialità che esuli- no dai singoli e angusti perimetri amministrativi. A conferma che bisogna lavorare in rete, sì per la gestione del Patrimonio UNESCO, ma soprattutto per garantire l’abitare di queste terre fantastiche e promuovere uno sviluppo che abbia in sé la consapevolezza dei valori di cui siamo custodi.

credits:
foto1: Cortina d’Ampezzo – DG_Bandion

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